giovedì 28 novembre 2013

Domande esistenziali ai motori di ricerca...



Ci sono cose, costumi, eventi che diventano simbolo e specchio di un secolo e di una società in particolare.
Per la generazione dei sessantottini quei simboli e specchi erano il rock e le minigonne, per noi sono Google e i social network .
Ma qui non voglio tanto parlare del nostro sistema sociale interamente digitalizzato (chè l'hanno già fatto in tanti, molto più bravi di me), ma piuttosto parlare di lui, google, confessore e oracolo del nuovo millennio.
Nell'antica Grecia, uno dei ruoli più importanti della società era occupato dagli oracoli, misteriose figure che si riteneva fossero in contatto con gli dei e capaci di prevedere il futuro e rispondere a domande che turbavano l'animo.
Il più eminente, tra questi oracoli, era senz'altro quello di Apollo a Delfi, in cui la sacerdotessa Pizia dava oscuri responsi a chiunque le si presentasse davanti.
Con l'avanzare della società (e del cinismo) alla fine si venne a scoprire che gli oracoli erano essenzialmente dei tizi strambi che facevano uso di sostanze stupefacenti (praticamente precursori degli hippies) e che davano responsi che potevano essere letti in maniera ambivalente.
Sembra ironico, quindi, che un popolo intelligente come i greci si affidasse a figure del genere per porre domande importantissime, che spesso riguardavano questioni di vita o di morte.
Eppure, a pensarci, anche in una società avanzata come la nostra, straboccante di cinismo e quasi completamente priva di religiosità, anche noi spesso ci affidiamo a degli oracoli, con modalità e nomi diversi certo, ma con la stessa speranza, quella di avere risposte.
Nel terzo millennio, Google è la nuova Pizia; invece della salvia usa i logaritmi e non c'è bisogno di un pellegrinaggio per assicurarsi i suoi servigi; basta un collegamento adsl flat al modico prezzo di circa 30€ al mese.
Ma cosa chiediamo, noi, al nostro personale oracolo? E, soprattutto, le risposte che ci dà sono veritiere o un po' posticce come quelle degli antichi oracoli?
Basta una ricerca anche superficiale per rispondere alla prima:
"Come fare l'amore."
"Come baciare."
"Come farsi crescere le tette."
"Come diventare più alti."
"Come far innamorare qualcuno."
"Come guadagnare."
"Come essere felici."
Basta inserire la parola come e aspettare che il completamento automatico ci mostri un mondo abbastanza agghiacciante d'insicurezze e imbarazzanti disagi.
Quello che chiediamo a google è sostanzialmente quello che ci vergognano di chiedere ai nostri amici. Sono quelle cose che ci turbano tanto ma che abbiamo paura vengano considerate stupide (principalmente perché viviamo in una società ipocrita, dove abbiamo tutti alla fine più o meno gli stessi problemi ma mai ad ammetterlo).
Google, come gli oracoli, viene considerato una figura a parte, che non ci giudica, che è tenuto ad ascoltare le nostre paranoie perché fa parte del suo ruolo.
Ma, del resto, anche google, nella maggior parte dei casi, dà risposte quantomeno incomplete o sibilline.
Quando, anni fa, la mia prof. di Italiano mi disse che Wikipedia non era affatto attendibile ci rimasi malissimo, quasi mi fosse crollato un mito eppure andando a controllare, mi resi conto che aveva ragione.
È quindi tanto emblematico quanto ironico che solitamente il primo risultato visualizzato da google sia proprio wikipedia o nella peggiore delle ipotesi persino yahoo answer (regno indiscusso delle domande imbarazzanti a cui ho accennato prima).
Ma, a questo punto, la domanda è d'obbligo, cosa spinge membri d'una società così avanzata a porre domande imbarazzanti ma spesso importanti a perfetti sconosciuti piuttosto che ad amici fidati?
Non può essere solo la paura di essere giudicati.
Poi mi sono ricordata di quello che diceva Pier Paolo Pasolini sullo strapotere del mezzo televisivo e cioè che, sostanzialmente, qualsiasi stronzata venisse detta in televisione, anche dall'ultimo degli ignoranti, veniva immediatamente considerata affidabile per il semplice fatto che venisse detta in televisione.
Ora, proprio quando sembrava fossimo prossimi a liberarci della dittatura della televisione, abbiamo trovato un nuovo oracolo o meglio, una nuova figura semidivina a cui rivolgerci per la risoluzione ai nostri problemi: internet.
Se prima "l'hanno detto in televisione" era l'argomento conclusivo di qualsiasi dibattito, adesso, "l'ho letto su internet" l'ha sostituito e quasi superato come metro di attendibilità.
Perché sconosciuti poco qualificati su internet ci sembrano sempre più eminenti dei quattro vecchi amici al bar.
E se a leggerlo così, l'idiozia sembra evidente e palese, in realtà tutti, più o meno ne siamo vittime.
È come quando scegli il medico solo in base alle esperienze degli altri.
Stesso principio.
Alla fine, quindi, a pensarci non siamo poi così evoluti, rispetto ai greci, anzi.
Google, come gli oracoli, è solo un tramite, un tramite per metterci in contatto con qualcuno di superiore, sia esso una divinità o un'eminente esperto, e spesso ci dimentichiamo che, come lo erano gli oracoli, anche quelli che scrivono le risposte che troviamo su google sono scritte da umani; umani che spesso ne sanno ancor meno di noi e dei nostri amici.
Eppure, continuiamo e continueremo a farlo perché certe volte scrivere su google "come essere felici" non ci sembra poi un'idea tanto malvagia;  di certo costa meno dello psicologo!
Poi, a pensarci, certe volte i consigli che dà o meglio, che ci danno attraverso Google non sono poi nemmeno così malvagi, sono semplicemente banali.
Del resto, non ci voleva mica Google a dirmi che devo credere in me stessa e bere 2 litri d'acqua al giorno.... me lo diceva mia nonna quando l'unica banda che conoscevo era quella che suonava in divisa.
Ma, se me lo dice Google, forse ci credo un po' di più.

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