martedì 19 novembre 2013

Come spiegarmi con una metafora nerd...

"Inconstante" non penso ci sia un aggettivo che mi definisce meglio.
Sono incostante nelle emozioni, incostante negli affetti, incostante nei desideri e negli impegni, ma non perché non voglia creare qualcosa di concreto, di duraturo, ma piuttosto perché se potessi scegliere solo un altro aggettivo per descrivermi, quello sarebbe "effimero".
No, non è egocentrismo o vittimismo il mio: tutti siamo effimeri, certo, ma io credo di esserlo più di tutti...
Più di tutti perché la voglia di diventare qualcos'altro pur di non essere me mi ha portato a reinventarmi, a cambiarmi, talmente tante volte che non credo sia rimasto più qualcosa delle vecchie me, e dubito fortemente che rimarrà qualcosa di quella che sono ora.
È come se fossi un hard disk, un hard disk che svuoto e riempio ripetutamente senza fare alcun back-up dei dati, perché preferisco sostituirli, crearne di nuovi, di migliori anche a costo di essere poi, alla fine, sempre ed inesorabilmente "vuota" infondo.
Non so quante volte sia effettivamente cambiata in vita mia, quante mute abbia fatto, quante metamorfosi abbia subito, so solo che mi sembrava di essere meglio prima, quasi come se in me si fosse invertito il processo logico/naturale di bruco-crisalide-farfalla.
Non mi piace affatto questa versione 2.0 di me ma non so' se ho la forza e la voglia necessaria per un altro aggiornamento software che riformatterebbe di nuovo il mio hard disk, cancellandone nuovamente tutti i dati.
Quando ero bambina e iniziavo un nuovo quaderno a scuola, promettevo sempre a me stessa di essere ordinata, di essere perfetta, di non usare mai la scolorina etc...
Pensavo seriamente di poter evitare completamente gli errori, di avere un quaderno perfetto, anzi IL quaderno perfetto.
Poi però puntualmente sbagliavo e allora strappavo le pagine che mancavano alla fine del quaderno per finirlo più in fretta, e iniziare uno nuovo.
Alle medie, ormai rassegnata, avevo i quaderni in disordine, pieni di cancellature, vuoti.
Alle superiori poi ho proprio rinunciato ad avere un quaderno; scrivo tutto su fogli volanti, sparsi, disordinati come i miei pensieri confusi.
E in tutto questo caos c'è solo una cosa sempre certa, un minimo comune denominatore, esprimibile solamente con un pronome personale soggetto di sole due lettere che tante volte ha cambiato identità ma che alla fine resta sempre lo stesso, inesorabile: Io.

Nessun commento:

Posta un commento