martedì 19 novembre 2013

Apologia Liceale

La magia del liceo la capisci solo quando ormai è finito, quando i grandi drammi che sembravano averlo caratterizzato si rivelano per quello che sono: scaramucce di poco conto. Sono invece proprio le piccole cose a mancarti, quei piccoli fattori che, nella grande e spesso caotica economia delle giornate scolastiche, non prendevi nemmeno in considerazione, reputandole scontate e quindi non importanti.
Invece sono proprio quelle piccole cose (le file alle macchinette, le botte che gli facevi dare dai compagni più grossi quando puntualmente si bloccavano, i cambi dell'ora confusionari, durante i quali speravi sempre che il prof mancasse perché "cazzo, cazzo non so niente" a mancarti.
Sono queste, le cose belle del liceo: i momenti di confessione in bagno, do cazzeggiamento sulle scale, gli incontri con i bidelli, le chiacchierate a prima mattina quando entravi prima e trovavi già gente in classe pronta a lamentarsi di tutto, i libri di latino scritti fitti fitti, i suggerimenti mandati sotto ogni forma anche a quelli che più ti stavano sul cazzo, perché "siamo una classe e dobbiamo aiutarci".
Eh già, la classe, questa piccola comunità costituita da gente eterogenea messa insieme senza nessun criterio logico, sconosciuti che si ritrovano a vivere insieme 5 anni importanti, che si osservano crescere a vicenda e che possono sempre farsi fare figure di merda a vicenda per tutti gli episodi imbarazzanti che sanno l'uno dell'altro.
Non avevo mai pensato che potesse mancarmi la mia classe, e invece so' che mi mancherà.
Perché il liceo non è una semplice scuola, ma un vero percorso di vita: ti prende bambino e ti cambia, ti apre la mente, gli orizzonti, perfino il cuore, e tu ti ritrovi a sorridere ricordando Platone che studiavi quando stavi vivendo il tuo primo amore e della teoria delle idee, oggettivamente, te ne fregava molto poco.
Se chiudo gli occhi me lo ricordo come se fosse ieri il mio primissimo giorno di quarto ginnasio: la paura, l'eccitazione, le aspettative, la voglia di cambiare, di fare nuove amicizie, di provate a studiare e farti piacere le materie.
Parte di me ha paura di perderli, tutti questi ricordi, che adesso sono ancora limpidi e vivi.
Io non voglio dimenticare niente: le risate quando si declinava kakon in greco, l'inventiva nelle interrogazione di mate, le interrogazioni di italiano andate così bene che dopo ti sentivi Dio.
Io non voglio dimenticare, perchè non c'è cosa che ho odiato e maledetto più di questa scuola ma so che, tornassi indietro, lo rifarei.
Perchè da quell'abozzo di domna che sei a 14 anni, il liceo ti trasforma in una quasi ventenne con idee ancora confuse, ma più definite e, soprattutto, in una con carattere.
Non avrei mai pensato di dirlo ma, ora come ora, nonostante abbia finito (finalmente) il tutto e perciò non avrei motivo di andarci domani, ultimo giorno di 3 liceo, parte di me vorrebbe salire ancora quelle scale, entrare in quella classe, sedermi per l'ultima volta vicino alla mia compagna di banco e vivere il tutto come se fosse un giorno normale, come se non fosse tutto finito.
È vero: ciò che si ama davvero, spesso si finisce ad odiarlo contemporaneamente e, credo, che questa sia la cosa che mi sia successa con il liceo.
Perché il liceo non ti uccide, ti fortifica.
E ti lascia un'impronta talmente grande che solo quando l'hai finito, a distanza di anni, puoi vederla e comprenderla appieno.
Il liceo è stato la mia vita, croce e delizia per 5 lunghissimi anni, in cui ho sperato con tutta me stessa che finissero al più presto.
E ora mi trovo ad agrapparmici, perché al liceo i professori sanno ancora il tuo nome e se ti assenti le amiche ti mandano i compiti via messaggio ed è tutto così definiti, sicuro che viene svalutato.
Invece c'è tanto, dietro a questo.
Talmente tanto da poter dire che, anche se forse nn posso definirli gli anni più belli della mia vita, quelli del liceo sono stati quelli più importanti finora e quelli di cui ho già nostalgia.
Quelli che domani, mi porteranno ad andare a scuola, per sentirmi "una liceale" (e un'adolescente) per l'ultima volta.

*(Questa roba l'ho scritta la notte del penultimo giorno. Ancor prima della maturità. C'avevo visto giusto.)

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